Tra storia e tradizione della pizza dolce di Pasqua

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Pizza dolce Pasqua

Tra storia e tradizione della pizza dolce di Pasqua

Quest’anno la Pasqua cadrà l’8 aprile 2012 e, come di consueto, sulle tavole italiane non mancheranno certamente tutti quei dolci che portano alla mente la storia e la tradizione del nostro paese. Naturalmente, in ogni regione troviamo dei prodotti tipici specifici – basti guardare i dolci di Pasqua calabresi per accorgersene – ed anche nell’Italia centrale è così; dunque, oggi abbiamo deciso di parlare di uno tra i tanti che caratterizza questa fascia dell’Italia, ossia la pizza dolce di Pasqua.

Navigando nel tempo alla scoperta della pizza dolce di Pasqua

Come abbiamo appena accennato la pizza dolce di Pasqua è un dolce tipico di questa parte dell’Italia e, diciamo che nonostante il suo nome, non ha nulla a che vedere con la preparazione di una vera e propria pizza fumante. Difatti, come si può ben notare la forma e la dimensione di questo dolce pasquale, in realtà, è più vicina a quella di un panettone lievitato. La preparazione di questo dolce di Pasqua è soprattutto diffusa in Abruzzo, Umbria e Molise, anche se generalmente è possibile trovarla un poì in tutta la zona centrale. Il dolce in questione ha origini davvero antiche, tant’è che addirittura alcuni poeti dialettali del tempo, la ricordano in alcuni versi.

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La pizza dolce di Pasqua, allora, era considerato un dolce che, per lo più, ci si poteva permettere solo una o due volte l’anno; questo perché era riconosciuto come un dolce ricco d’ingredienti “sfiziosi“, che la gente comune non poteva avere sempre in tavola. Tra gli ingredienti presenti al suo interno vediamo uvetta passa, spezie (semi di anice e cannella) e canditi, impastati con una preparazione di zucchero, farina, uova e strutto. Secondo la tradizione, il dolce veniva preparato per il Venerdì Santo in modo che potesse lievitare e riposare, attendendo così un paio di giorni prima della cottura. Da qui, si otteneva la biga, un panetto che poi si lasciava ulteriormente riposare e si rimpastava con altro zucchero, uova, strutto, farina ed ingredienti dolci.Passata un’ulteriore notte, sabato mattina si procedeva con un altro impasto e lo si faceva riposare per una terza volta all’interno di una capiente teglia dove raddoppiava il volume. In alcune zone dell’Italia centrale era usanza far benedire l’impasto prima di cuocerlo. Sabato sera era il momento della cottura in forno, in modo che il dolce potesse esser servito per la colazione della Pasqua.

 

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